La mente non può essere in uno stato di quiete; ha un perenne bisogno di pensare, di preoccuparsi. La mente funziona come una bicicletta: finché pedali, va avanti; non appena smetti di pedalare, cadi. La mente è un veicolo a due ruote, proprio come una bicicletta, e i tuoi pensieri equivalgono ad una pedalata costante.
E se qualche volta ti capita di essere un po’ silenzioso, subito cominci a preoccuparti: «Perché sono silenzioso?» Ogni pretesto è utile per creare pensieri e preoccupazioni, perché la mente può esistere solo in una modalità: correndo. Che stia inseguendo o scappando, stai sempre correndo: “mente” vuol dire correre. Non appena ti fermi, la mente scompare.
Ora come ora, sei identificato con la mente, pensi di essere la tua mente; da qui la paura. Se sei identificato con la mente, quando si arresta, naturalmente, tu non sei più: scompari. E tu non conosci nulla al di là della mente. La realtà è che tu non sei la mente, ma qualcosa al di là di essa. Per questo è assolutamente necessario che la mente si fermi, in modo che – per la prima volta – tu possa sapere di non essere la mente…
Infatti, quando la mente scompare, tu resti comunque presente… e sei più felice, hai più essere, più splendore, più luce e maggiore consapevolezza. La mente stava simulando e tu eri caduto nella trappola. Ciò che devi comprendere è il processo dell’identificazione, in che modo ti identifichi con qualcosa che non sei.”
Le parole di Osho colgono un punto della pratica della Mindfulness, quello di non identificarsi con ciò che succede nella mente, ma di osservare dalla prospettiva della consapevolezza. Attraverso questo passaggio i nostri problemi, qualsiasi siano, hanno un impatto meno forte sul nostro umore, sul nostro stato emotivo, ed i pensiero si riducono. Inoltre, iniziamo a dare energia ad un nuovo modo di essere, meno appiccicato ai pensieri, più libero, più spontaneo, più vitale.