“Ogni volta che hai tempo, siedi semplicemente in silenzio e osserva ciò che scorre nella tua mente. Non è necessario giudicare, perché se giudichi, immediatamente la mente modificherà le sue immagini in base a ciò che pensi. La mente è estremamente sensibile: se avrà la sensazione che tu stia giudicando, inizierà a presentarti cose “buone”. Conosci il tuo volto solo nello specchio, dall’esterno… osservare te stesso dall’interno è un’esperienza incredibile. Poi, piano piano, iniziano ad accadere cose strane: i pensieri scompaiono, le sensazioni scompaiono, le emozioni scompaiono e sei circondato dal silenzio. Del tutto simile a un’isola in mezzo a quell’oceano di silenzio.”
Questa citazione di porta direttamente alle basi della pratica di Mindfulness. Se ci disponiamo ad osservare la nostra esperienza possiamo farlo con il giudizio e pensare: “questo pensiero è buono, lo tengo per me” “questa sensazione è spiacevole, voglio che vada via”; oppure possiamo farlo senza giudizio e vedere “questo è il mio ginocchio, adesso è un po’ dolente”, “questo è il mio respiro, è profondo”.
C’è una differenza fondamentale fra questi due processi. Il primo include una divisione fra ciò che si vuole e non si vuole, fra ciò che piace e ciò che non piace, fra ciò che penso vada bene e ciò che penso sia male. Il secondo osserva tutto ciò che compare, prendendo l’esperienza senza dividerla in base al principio di base piacere/dispiacere.
Oggi le neuroscienze hanno scoperto che una delle basi della nostra mente/cervello è orientata a distinguere fra il piacevole e lo spiacevole, costruire emozioni e affetti su questa distinzione e guidare i nostri pensieri in base a queste spinte. Praticamente, finché siamo all’interno di questo processo, siamo guidati da processi inconsci su cui non abbiamo un controllo diretto. Il pensiero crede di essere libero, ma è guidato dal “regista emotivo” nel nostro inconscio. Quindi possiamo chiederci: cosa succede alla mente quando togliamo il pilastro del giudizio e lo sostituiamo con il non-giudizio?
Emerge una diversa esperienza: quella della consapevolezza aperta che include e abbraccia tutto. Un oceano di silenzio si esprime, nello spazio vasto, senza confini, della nostra coscienza. Perché la nostra coscienza non ha bisogno della mente per esistere, non ho bisogno dei pensieri, del chiacchiericcio, di progettare o di fantasticare per esistere. Forse potremmo scoprire che nemmeno noi, come persone, abbiamo bisogno di quella mente per esistere così come siamo. Continuiamo ad esistere, ma la nostra esperienza si apre ad una totale trasformazione.
Chi siamo, se non abbiamo pensieri per esprimerlo? Cos’è la vita al di là delle parole? Cosa avviene quando guardiamo la realtà, nudi a noi stessi, senza il filtro della mente?