Franco lamenta di doversi confrontare con diversi sensi di colpa. Duranti i colloqui di approfondimento racconta una storia familiare in cui il suo potere personale è stato inibito: il conflitto fra i genitori, la paura di essere giudicato dalla madre e dai sacerdoti, l’aggressione fisica con le botte o con le minacce di essere picchiato, sono stati eventi frequenti.
La sua storia, dolorosa, ha un’influenza forte sulla sua difficoltà a mantenere una stima di sé accettabile, sulla ruminazione che lo porta spesso ad accusarsi e a sentirsi sbagliato, nei suoi vissuti di rabbia, rancore, e nel desiderio di rivalsa. Franco vive un blocco del terzo livello psicosomatico. Scopriamo cos’è.
Il terzo livello psicosomatico è una complessa funzione del corpo-mente che include nel corpo la zona del diaframma, stomaco, parti superiori degli intestini e corrispondenti aree posteriori. Sul piano mentale è legato al nostro ruolo sociale, alle relazioni sociali, alla competizione, alla facilità o difficoltà di essere se stessi con gli altri.
Si collega al potere sociale, inteso come essere se stessi all’interno della società, la forza di fare le scelte che sentiamo corrispondere al nostro essere, di dire la nostra verità, di esprimere i nostri valori, di sentire il valore profondo di chi siamo. Nella nostra società frequentemente diviene potere sugli altri, sulle cose e si manifesta quindi come potere distorto legato al ruolo sociale.
Il blocco di terzo livello è il blocco più dannoso e comune nella nostra società. Si mostra nel bisogno di potere, competizione, nei nella timidezza, impotenza, vergogna di sé e delle proprie emozioni, senso di colpa, autogiudizio. Questo blocco è presente in quasi tutte le persone.
Lo sblocco del terzo livello è un importante sblocco istintivo emozionale, tramite cui emergono emozioni estremamente calde, potenti, come rabbia, paura, vergogna. La liberazione di queste energie è un elemento essenziale nel processo di guarigione psicosomatica e di crescita umana.
Questo blocco viene percepito come tensione, eccessivo calore o freddo, spesso alla bocca dello stomaco, a volte in tutta la pancia, come peso, chiusura dello stomaco, che si estende verso l’alto, a volte anche alle spalle oppure si dirama ai reni. Questo blocco interrompe il flusso delle sensazioni del respiro che dal cuore scende alla pancia.
I problemi psicosomatici comuni che derivano dal terzo livello sono: stress cronico, aggressività, sindrome del vincente, impotenza sociale, inibizione sociale, rabbia calda ed esplosiva o contenuta e fredda, crisi di panico, disturbi alimentari da nervosismo. Somaticamente si esprimono come dispepsia, vomito, gastrite, ulcera gastroduodenale, ernia iatale, epatiti, calcoli della cistifellea, problemi del pancreas, milza e reni, anche nelle tensioni della testa e della nuca, labirintite, con il mal di testa.
In una società sempre più mentale la chiave per la comprensione del blocco del terzo livello è il giudizio.
Il giudizio viene utilizzato come arma per prevalere sugli altri: nella lotta sociale invece del più forte fisicamente prevale il più distruttivo della stima altrui. Non ha importanza il merito, sul piano del giudizio è importante il codice sociale ufficiale, la firma più alla moda, la posizione sociale più prestigiosa, le conoscenza più esclusiva.
Il giudizio per definizione è veicolato con un’emozione spiacevole, che non ha amore né comprensione. Quindi la comunicazione di terzo livello è un tipo di comunicazione di potere nella quale il messaggio è orientata alla dominanza e alla sottomissione. Ad esempio “tu non vai bene”, “non sei adatto, io sì”, “non fare così”, “tu non lo sai, io invece lo so”, “sei brutta, non ti vergogni?”.
Il giudizio viene codificato e trasmesso attraverso diversi vettori sociali, fra cui la famiglia è fra i più influenti. Un esempio facile da riconoscere: è comune che i figli delle famiglie più ricche e potenti sono spesso in grado, attraverso giudizi espliciti o sottintesi, di sottomettere psicologicamente gli altri bambini, utilizzando come ancora una diversità fisica, intellettuale, sociale, dei sentimenti, usandolo come oggetto di giudizio, sberleffo, aggressione verbale.
La scala dei valori dominanti in un momento storico in cui una persona vive influenza la base dei giudizi utilizzati da tutta la società. La società trova un fondamento sul giudizio, nella sottomissione alle autorità, nel conformismo, sfruttando la paura delle persone, inibendo l’intelligenza individuale e ostacolando la possibilità di pensare autonomamente.
Il metodo attraverso cui le persone sono dominate non è difficile da comprendere: fin da piccoli si riceve il condizionamento base “devi fare quello che ti dico io” e se non si obbedisce si riceve una punizione, paura o dolore fisico o emotivo.
A questo si aggiunge che “se non fai quello che ti dico” non riceverai affetto, non riceverai amore, sostegno, ad esempio un bambino può essere privato temporaneamente dell’ascolto e dell’attenzione ai suoi bisogni.
Infine “se non fai quello che dico io” diventa essere all’interno di uno schema errato, usare un comportamento sbagliato, esprimere una emozione “ridicola”, avere un corpo di cui vergognarsi, perché diventiamo sbagliati agli occhi altrui, soprattutto dei genitori, ma anche degli insegnanti, dei coetanei, dei partner.
Questo tipo di condizionamento sociale fa chiudere il cuore, tendere il diaframma, attivare lo stress, ridurre la respirazione: questo è il blocco centrale della nostra vita, che non ci permette di manifestare liberamente chi siamo ora. Invece di mostrare chi siamo veramente, mostriamo la maschera che abbiamo appreso ad utilizzare.
Questa attività giudicante della mente ha radici in condizionamenti profondi, trasmessi attraverso norme sociali e religiose, che rappresentano gli elementi costitutivi di un’intera cultura. Ogni società e ogni religione ha i suoi lati oscuri, intolleranti, violenti, che generano sottomissione psicologica e fisica e riduzione della libertà individuale.
Infatti nel lavorare sul blocco di terzo livello di una persona, dopo le più evidenti emozioni, arrivano quasi sempre condizionamenti negativi più profondi; l‘inibizione familiare generale (Franco riporta “sono tutti così, nella mia famiglia era normale sentirsi frustrati”), la morale politica e religiosa nelle sue versioni più rigide, i tabù percepiti come impossibili da cambiare o anche solo a mettere in discussione. Pensiamo per esempio al tabù per le donne di mostrare apertamente il proprio desiderio sessuale. Se lo si viola, subito emerge il giudizio sociale, come “sei una poco di buono”.
Per mostrare la pervasività di questo blocco facciamo un esempio sul quale tutti possiamo riflettere. Quando vediamo i condizionamenti religiosi e morali nelle altre società, un esempio può essere l’Arabia Saudita con la sua riduzione della libertà di movimento delle donne, li riconosciamo e li giudichiamo come retaggio medievale, arretratezza culturale; invece quando vediamo lo stesso tipo di condizionamenti nelle nostre culture, come nel caso del considerare le donne meno produttive sul piano lavorativo e quindi più adatte ad altri tipi di ruoli sociali, la madre, li accettiamo come normali.
Quando vediamo popoli che si flagellano ritualmente, che mutilano gli organi sessuali delle donne, che le costringono a sposarsi con uomini non scelti, a portare vestiti che coprono totalmente il loro corpo e la loro espressione non verbale, la rigida interpretazione dei testi sacri, diciamo che sono comportamenti inaccettabili e disumani. Se osserviamo l’educazione religiosa italiana, constatiamo che l’educazione religiosa è spesso basata su concetti negativi come: castigo, demonio, senso di colpa, peccato originale, giudizio universale, paura dell’inferno. Queste sono radici profonde dei condizionamenti negativi che inibiscono la forza e la consapevolezza individuale assoggettando e sottomettendo le persone.
Le domande chiave per comprendere i nostri condizionamenti sul terzo livello sono:
Sono libero nelle mie scelte?
Ho reale libertà di pensiero e di coscienza?
Oppure sono mosso dalla paura e dal giudizio?
Riflettiamo ancora sull’esempio precedente. L‘articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani stabilisce che ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. È evidente che quando ad un neonato viene imposta la religione della sua famiglia e del suo Stato la sua libertà viene lesa.
Possiamo quindi riconoscere queste modalità come un abuso di potere, che trasmette il condizionamento alla separazione, all’intolleranza tra le vie spirituali sotto la forma di questo schema: “la nostra è l’unica vera religione”. La nostra società si è resa artefice di una continua violazione del più elementare diritto alla libertà.
Attraverso la terapia psicosomatica è possibile generare un superamento di questi giudizi e tabù, promuovendo un ripristino delle proprie energie vitali, un’espansione del potere personale come coraggio di essere se stessi anche tra gli altri.
Superare i condizionamenti del potere negativo richiede di appropriarsi del proprio potere personale, del coraggio che nasce dall’integrità, dalla forza di vivere tutti i piani di noi stessi con pienezza.
La nostra società potrebbe migrare verso un’educazione profonda invece di comandare, potrebbe far sorgere la saggezza, il rispetto, educare a riconoscere la bellezza spirituale del mondo, portare a riconoscere la natura come sacra, far nascere la consapevolezza.
Le regole e le norme possono essere associate alla responsabilità individuale e alla saggezza: questo richiede un cambiamento che parte dagli individui.
Pratica consigliata: body scan psicosomatico.
Iscriviti alla newsletter per ricevere audioguide, approfondimenti, news.