Possiamo coltivare la consapevolezza in due modi diversi: come se accendessimo o spegnessimo una luce (on, off), oppure come se accendessimo un falò e via via aggiungessimo un ramo da ardere. Qual è la differenza?
La distinzione è nella continuità della pratica. All’inizio del percorso non sappiamo di possedere questa risorsa interna, iniziamo ad applicarci e scopriamo il vissuto corporeo, il corpo emotivo e l’area mentale con l’attenzione consapevole. Ci sediamo, accendiamo il motore della mindfulness, ci alziamo, spegniamo il motore.
Più frequentemente: diveniamo attenti al momento presente, ci distraiamo e vaghiamo con la mente, torniamo con l’attenzione al respiro, torniamo nel mondo mentale costruito dal pilota automatico. On, off. Apprendiamo anche che questo andare e venire è naturale e non è un errore.
Tuttavia il nostro intento non è quello di accendere la luce saltuariamente nella nostra vita, per poi lasciarla spenta e tornare a muoverci a tastoni nel buio. Forse non abbiamo compreso a cosa ci serve la luce, siamo presi dagli automatismi che ci fanno credere di essere dei buoni ciechi equilibristi, ma siamo umani e prima o poi cadremo.
Proviamo ad accendere il falò. Quando accendiamo un fuoco sappiamo che dobbiamo alimentarlo nel tempo se desideriamo che rimanga acceso. Non ci rende immemori come la luce elettrica. Ecco quindi che la nostra intenzione di praticare la mindfulness diviene fondante. Possiamo creare un mindfulness continuum come facciamo durante le sessioni del Programma MBSR.
Se continuiamo ad inanellare momenti su momenti di consapevolezza la mindfulness diverrà una costante nella nostra vita, trasformando il modo in cui la mente funziona e quindi la nostra esperienza. Il fuoco diventa un incendio ed inizia ad eliminare in profondità i condizionamenti che oscurano la nostra esistenza.
Emozioni nascoste, giudizi, tensioni corporee, in un batter d’occhio siamo spostati dall’essere presenti a pensarci in modo limitato, a reagire impulsivamente, al bloccare le nostre espressioni sul nascere. Tutto questo diventa molto più visibile con il mindfulness continuum, e quindi può essere liberato.
La direzione che stiamo prendendo è quella di tornare allo spazio essenziale del nostro essere. Affacciamoci, guardiamo quello spazio. Entriamoci. Stabiliamoci qui.