Nel precedente articolo sui blocchi psicosomatici collettivi abbiamo esplorato il blocco del cuore, che corrisponde ad un ampliamento del blocco centrale della coscienza di sé. Quando il cuore si chiude i flussi energetici fra pancia e testa sono disturbati, spesso ristretti, provocando un’esperienza di esistere basata sulla divisione piuttosto che sull’unione. La persona non si sente più un tutt’uno, ma fatta da diverse parti che dialogano o confliggono fra loro. In queste condizioni la mente prende quasi sempre il dominio delle altre parti, di quelle emotivi e istintive. Le persone percepiscono la mente situata nella zona della testa, quindi la testa diventa il dominatore del resto del corpo.
Nella nostra società “senza cuore”, infatti, viene privilegiato l’uso della mente per sopperire alle funzioni che il sé non può più esprimere liberamente. La mente che qui viene considerata è quella parte del funzionamento psichico che funziona per simboli. Le parole, le immagini mentali, i suoni riprodotti dalla mente, sono simboli, cioè riproduzioni di qualcos’altro che la mente ha appreso in precedenza. Un bambino vede una palla, gli si insegna che la parola “palla” designa quell’oggetto, così che sia possibile per lui pensare alla palla senza averla di fronte agli occhi. Quando l’adulto pensa alla “palla” usa un simbolo, così quando pensa alle sue relazioni, le vacanze, il lavoro, tutto il resto.
Dato che i simboli rappresentano la realtà percettiva, ma non lo sono, è possibile per la mente soprapporsi alla realtà percettiva e creare una realtà simbolica. Tutte le narrazioni su di noi e gli altri, tutti i pensieri, ricordi, desideri, fantasie, anticipazioni, sono soltanto una realtà simbolica generata dalla mente. Questa realtà virtuale o simbolica può anche avere poco contatto con la realtà percettiva, sostituendosi ad essa.
Questa è la situazione della maggior parte delle persone, che reagiscono alle loro esperienze non sulla base della percezione chiara e nitida della realtà sensoriale, ma sulla base degli schemi che hanno costruito su di essa. Gli schemi, piccoli porzioni della realtà simbolica, si ripetono nella mente risultando non aperti al cambiamento.
Le persone vivono una loro realtà chiusa nella loro testa, deprivata dal contatto diretto con la realtà continuamente fluida dei sensi, una realtà simbolica che filtra il contatto con l’ambiente tramite i suoi schemi. Spesso sono anche particolarmente assorti in questa attività mentale, nonostante sia ripetitiva e spesso chiaramente sofferente, povera di creatività, e soprattutto credono di essere l’insieme di idee che la mente gli dice riguardo la loro identità.
All’identità del sé profondo è stata sostituita l’identità della mente, dell’ego, della personalità. La persona non riesce più a trovare la strada verso se stessa. Quando si chiede “chi sono io?”, un angoscia senza nome fa spesso da eco alla perdita dell’immenso tesoro che viveva da piccolo: sentire di essere veramente se stessa.
Il funzionamento simbolico è quindi basato sull’esperienza passata e per questo non può esprimere pienamente ciò che c’è ora, nel presente. Quindi la persona non può più sentire chi è in questo momento, perché è solo in questo momento che possiamo vivere noi stessi, come la mindfulness ci invita a vedere.
Quando la nostra vita è assorbita dalla mente e dai suoi simboli, dai suoi discorsi, dai suoi ragionamenti e fantasie, diveniamo estraniati dalla realtà del momento presente, perdiamo contatto con le percezioni che ci arrivano dai nostri sensi, soprattutto dalle percezioni viscerali corporee e dalle emozioni. Perciò l’identità fittizia che la persona vive è disconnessa dai reali vissuti corporei ed emotivi del momento attuale, perché riproduce storie, pensieri, fantasie su chi è ora, cosa sta vivendo, come si sente e cosa vuole, che sono soltanto simboli, ripetizioni del passato, non la realtà attuale.
L’identità fittizia, o ego, può essere riconosciuta perché segue schemi di vita precostituiti, ha paura di cambiare e di ragionare in maniera autonoma, non si percepisce concretamente sul piano spirituale, è divisa al suo interno e con il restante ambiente, sente di dover sottostare alle gerarchie familiari, sociali, religiose e di non poter essere libera, di non poter accedere alla verità dentro di sé, forse è alla ricerca dell’amore ma non sa dove trovarlo, non ha fiducia nell’esistenza, sente di doversi sorreggere in qualche modo. Questi sono soltanto alcuni aspetti che possiamo riconoscere con facilità dentro di noi. È importante riconoscere qual è la nostra situazione attuale.
Nella nostra società è molto comune, perché favorita dalla distribuzione di potere sociale, l’iperattività della mente razionale, che genera una inibizione della corrispondente mente intuitiva e spirituale, dell’intuizione, dell’intelligenza creativa, relazionale, dell’intelligenza dell’essere, riducendo in ultima analisi il libero pensiero. Ci viene chiesto di produrre, non di essere liberi, non di amare.
La mente razionale è adatta a svolgere i compiti che una società senza cuore negli ultimi decenni richiede: produrre, lavorare, ripetere, negare i sentimenti, negare i vissuti corporei, negare la propria ed altrui individualità (vivere attraverso l’ego e non attraverso il sé), arricchirsi per dominare, generare paura, anticipare, ricordare, spostare l’attenzione verso l’esterno di sé, preoccuparsi, costruire problemi e soluzioni. Se pensiamo alla vita di una media persona europea possiamo notare come gran parte di queste attività assorbono la sua vita. Ma è anche la nostra vita, è della nostra vita che si tratta.
La persone vivono quindi in una continua iperattività mentale che difficilmente riescono a calmare. Vivere nella mente iperattiva è vivere all’interno di un problema insolubile, perché si ricrea continuamente. Pensieri, fantasie di perdita, di fallimento, di ricchezza, progetti, preoccupazioni, affollano la mente iperattiva che non può fermarsi da sola. Spesso sul piano fisico le persone percepiscono la propria testa come se fosse piena, calda, tesa, indurita, grigia, impenetrabile, insensibile, con corrispondenti problematiche mediche.
Per fermare l’iperattività della mente è necessario tornare al momento presente attraverso il contatto con il nostro vissuto corporeo. Nel prossimo approfondimento parleremo proprio dell’inibizione del corpo e di come tornare a vivere pienamente nel corpo.