Fra i primi passi che sviluppiamo quando iniziamo un corso di mindfulness c’è quello di comprendere cosa è. Non è una questione semplice, visto che sperimentiamo tanti stati mentali o di coscienza simili. Abbiamo già offerto una definizione generale e descritto i 7 pilastri individuati da Jon Kabat-Zinn. Esistono altri modi per descriverla, come quello trovato da Bhante Sujiva, descritto nel suo libro “L’albero della saggezza. Il fiume del non ritorno”.
Possiamo descrivere la mindfulness come uno stato della consapevolezza che emerge dall’occorrenza di 3 fattori: chiarezza, pace e sensibilità.
Applicando la mindfulness ci poniamo nella condizione di vedere chiaramente come è la nostra esperienza nel momento presente. È quindi necessario che la nostra mente sviluppi la capacità di essere abbastanza “luminosa” da dissipare la confusione, le oscurità e le illusioni che possiamo incontrare, permettendo una percezione netta, definita, dell’oggetto su cui stiamo meditando (il respiro, il corpo, un’acino d’uva…). Può essere paragonata all’abilità di purificare la mente in modo che la coscienza possa vedere in modo preciso cosa sta accadendo.
Coltivando la chiarezza stiamo permettendo anche alla mente di entrare in uno stato più pacifico, rilassato, calmo, come se dalla tempesta il mare torni ad essere liscio come una tavola. La sensazione di pace gratifica chi pratica, perché è positivo e sostiene dando agiatezza, un comfort interno, non urgenza.
Uno stato pacifico ci permette di essere ancora più sensibili alle variazioni della nostra esperienza, permettendoci di notare molte sfumature prima non percepibili. Tale capacità è assimilabile alla morbidezza, perciò la mindfulness è un modo morbido per entrare in contatto con la realtà, non produce eccessivo sforzo, scontro o tensione, ma si adegua come se fosse un guanto di cotone con cui contattiamo noi stessi. Un’altro modo per definire questo fattore è quello della dolcezza.
Questi stati si sostengono a vicenda e dovrebbero presentarsi più o meno contemporaneamente quando pratichiamo. Quando ascoltiamo il nostro respiro la nostra intenzione, porta l’attenzione verso il movimento del respiro nell’addome, permettendo alla consapevolezza di vedere come stiamo respirando, momento per momento. Possiamo immaginare questo processo come una mano che contatta il respiro percependolo in modo nitido con i polpastrelli (chiarezza), toccandolo con morbidezza (sensibilità) e accompagnato da uno stato d’animo rilassato (pace).
Vi auguriamo buona pratica accompagnati dalle nostre audio-guide.