“Il mio arrivo nella città di N.
È avvenuto puntualmente.
Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.
Hai fatto in tempo a non venire
all’ora prevista.
Il treno è arrivato sul terzo binario.
È scesa molta gente.
L’assenza della mia persona
si avviava verso l’uscita tra la folla.
Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.
A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.
Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.
La stazione della città di N.
Ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.
L’insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.
È avvenuto perfino
l’incontro fissato.
Fuori dalla portata
della nostra presenza.
Nel paradiso perduto
della probabilità.
Altrove.
Altrove.
Come risuonano queste piccole parole.”
Ogni momento è incerto. Cosa accade in questo istante? Abbiamo binari mentali, i nostri schemi, che ci inducono a credere stabile quello che non è tale, considerandolo un fatto. Tuttavia come scriveva Piccin nella sua analisi epistemologica della medicina, “ogni fatto è un arte-fatto”. Il Buddha chiamava questo una illusione della percezione, credere che le cose siano permanenti quando invece sono impermanenti.
Così non ci possiamo incontrarci veramente se viviamo all’interno di immagini precostituite. Perché ogni incontro è nuovo, fresco, creativo. Ogni sguardo è una creazione, ogni respiro una nuova vita. Fermiamoci per incontrarci veramente, fermiamo il treno della nostra attività mentale nella stazione della presenza mentale, rallentiamolo in modo che si armonizzi al nostro contatto con la vita.
Pratica consigliata: Consapevolezza del respiro