Il modo in cui la nostra vita dovrebbe svolgersi, in cui la mindfulness può giocare un ruolo così centrale, è ciò che si manifesta in questo momento.
Qualsiasi cosa si presenti in questo momento diventa il curriculum per liberarci degli ostacoli dell’avidità, dell’avversione e dell’ignoranza. Non abbiamo bisogno di favole o fantasie che ci spieghino ciò che è meglio per noi. Quello di cui abbiamo bisogno è ciò che abbiamo già: la realtà delle cose per come sono ora.
La chiave per cogliere e comprendere ciò che succede consiste nel cogliere il momento in cui la mente registra per la prima volta ciò che accade e lo identifica come piacevole, spiacevole o neutro. Cogliere questa prima lente di lettura della realtà può fare la differenza, se riusciamo a essere consapevoli di questo meccanismo di valutazione inconsapevole e automatico.
Viviamo qualcosa come piacevole quando desideriamo esservi in relazione. Da questo può nascere la brama, cioè quell’atteggiamento di volerne sempre di più e di non volersene separare. Se nasce questa bramosità e avidità soffriamo, se riusciamo ad osservare la qualità piacevole consapevolmente e lasciarla lì dove è, no.
Una esperienza è spiacevole quando non vogliamo esserci in relazione. Da questa prima e automatica espressione della mente può nascere l’avversione, il tentativo di scacciarla o di abbreviarne la durata.
L’oggetto che esperiamo lo sentiamo come neutro quando non suscita né desiderio di relazione né allontanamento, quindi risulta difficile da percepire. Così tendiamo automaticamente ad ignorarlo, fraintenderlo o ad esserne ingannati.
Quindi la consapevolezza di ciò che è piacevole, spiacevole e neutro, momento per momento, è la chiave per non cadere nella brama, nella avversione e nell’ignoranza, oppure per liberarcene se sorgono.
Quando viviamo brama, avversione o ignoranza, infatti, viviamo sofferenza. In questi casi non riusciamo a stare con le cose come sono, ma tendiamo ad ignorarle, oppure a volerne di più o di meno. L’ignoranza non ci permette di comprendere come funziona la sofferenza e come liberarcene. La brama vuole di più qualcosa che inevitabilmente sarà perso prima o poi, l’avversione vuole di meno qualcosa che è già qui con noi e che non controlliamo.
Portare attenzione al momento in cui si entra in contatto con un particolare oggetto che penetra nella nostra esperienza può mettere fine, almeno temporaneamente, alla sofferenza, che sta nell’attaccamento e nell’identificazione che ci viviamo.
Se cogliamo ciò che sta accadendo, tutto quel disagio nello stare nel presente può dissolversi in un attimo.
La chiave per non soffrire è presente in questo momento, se siamo consapevoli e stiamo con le cose come sono.
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Pratica consigliata: Body scan.
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