Il piccone
“Abbatti questa casa. Centomila nuove case
possono essere costruite con la corniola gialla e trasparente
che è sepolta sotto di essa, e l’unico modo per arrivarci
è fare questo lavoro di demolizione e poi
scavare sotto le fondamenta. Con questo valore
nelle mani, tutte le nuove costruzioni saranno compiute
senza sforzo. E comunque, prima o poi questa casa
crollerà per conto suo. Lo scrigno di gioielli sarà
rivelato, ma allora non sarà tuo. Il tesoro
sepolto è la tua ricompensa per aver compiuto il lavoro di demolizione,
fatto con pala e piccone. Se semplicemente attendi
che accada, ti morderai le mani e dirai:
“Non ho fatto come sapevo che avrei dovuto”. Questa
è una casa in affitto. Non ne sei il proprietario.
Ti è stata data in uso, e hai allestito un piccolo negozio,
con cui riesci a malapena a sopravvivere cucendo toppe
su vestiti logori. Eppure appena qualche metro sotto di te
ci sono due vene di pura corniola, rossa e color oro acceso.
Presto! Prendi il piccone e demolisci le fondamenta.
Devi lasciar perdere questo lavoro da rammendatrice.
Chiedi cosa significa fare rattoppi? Mangiare
e bere. Il pesante mantello del tuo corpo
si logora continuamente. Lo rattoppi con il cibo
e altre irrequiete soddisfazioni dell’ego. Alza
una trave dal pavimento del negozio e guarda dentro la cantina. Vedrai due luccichii nella sporcizia.”
Rumi
Questa poesia di Rumi può essere un potente messaggio nella nostra vita. Ti invito a leggerla a voce alta, e a lasciare che continui a rimescolare dentro di te per qualche minuto, ad occhi chiusi, quando avrai finito di leggerla.
Nella nostra vita quasi sempre sentiamo che qualcosa non va, non sta andando nel verso giusto. Invece di osservarci, di ascoltare questa voce interna, continuiamo a rattopparci. Possiamo rattopparci in tutti i modi, fuggendo da noi, con le droghe, raccontandoci bugie, ma questo non allenterà veramente quel profondo richiamo. Possiamo continuare a far finta che noi siamo i proprietari della nostra vita e che possiamo controllare tutto, ma prima o poi la forza di gravità dell’esistenza ci farà vedere la verità. Prima o poi ci accorgeremo che per relazioni finiscono, che il corpo muore, che non abbiamo ancora il nostro “tesoro”.
Cosa possiamo fare? Prendere atto della nostra ferita, dello stato delle cose è il primo passo passo. Ci sentiamo incompleti. E iniziare a picconare la falsa casa che si siamo costruiti, quell’insieme di false certezze, di rassicurazioni, di idee su di noi e gli altri, di visioni fantastiche, tutto ciò che ci tiene separati dall’essere pienamente vivi. La Mindfulness è un potente piccone. Perché restare aridi e sterili, trascinarci quasi vivi, quando possiamo ravvivarci in questa fonte interiore?