C’è qualcosa che l’acqua non può imparare.
Che cos’è?
E’ quel suo scendere a valle,
trasformarsi in cascate e ruscelli.
E’ il suo unirsi al mare.
Scendere è la sua natura
non lo può imparare,
nessuno glielo può insegnare.
C’è qualcosa che il fuoco non può imparare.
Che cos’è?
E’ quel suo brillare, illuminare, rifulgere.
Far luce è la sua natura
non lo può imparare,
nessuno glielo può insegnare.
C’è qualcosa che lo spazio non può imparare.
Che cos’è?
E’ quel suo restare uno e indiviso anche se trafitto,
quel suo lasciarsi attraversare senza resistere,
quel suo accogliere senza esaurirsi.
Esser vuoto è la sua natura
non lo può imparare,
nessuno glielo può insegnare.
C’è qualcosa che tu non puoi imparare.
Che cos’è?
Questa poesia ci stimola a guardare oltre ciò che possiamo apprendere. C’è forse qualcosa di innato dentro di noi che non possiamo mutare, come il brillare per il fuoco, lo scendere per l’acqua e l’essere vuoto per lo spazio? La risposta alla domande è: sì. Ma la domanda non è sufficiente a comprendere la risposta, per quella è necessaria l’esperienza diretta. La pratica di consapevolezza può portarci alle soglie di quell’infinita immutabilità che la nostra vera natura.