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Ansia, ascoltare il terremoto interno

Ansia, ascoltare il terremoto interno - Mindfulness Sardegna

Federica è una paziente di 37 anni, che soffre di ansia durante quasi tutta la sua giornata. Soltanto quando mangia riesce ad avere un momento di maggiore distensione. Un senso di urgenza, la preoccupazione, pensieri negativi, un nodo allo stomaco e alla gola, un po’ di sudore alle mani e un tremolio nel corpo la percorrono, senza darle pace. Durante le prime sessioni iniziamo a concentrarci sul respiro e ad apprendere come questa semplice pratica è il primo passo per ridurre l’ansia.

La reazione automatica

Quando siamo ansiosi ogni evento imprevisto, fuori controllo, spiacevole o che semplicemente non vorremmo accadesse, diventa un terremoto interno. Il corpo inizia a tremare leggermente, la mente produce pensieri giudicanti, sentiamo la spinta ad allontanarci o a cambiare le cose, non riusciamo a trattenere la nostra paura, la nostra rabbia, ma soprattutto non riusciamo ad uscire da questa reattività. In effetti, siamo intrappolati in una risposta automatica.

Il nostro organismo mente-corpo si è sviluppato per reagire immediatamente agli stimoli pericolosi, con l’attacco, la fuga o l’inibizione (freezing). La condizione di ansia che viviamo corrisponde spesso ad un’inibizione dell’attacco o della fuga, che ci fa rimanere impauriti, tesi, preoccupati e con la percezione di essere sul punto di aggredire, di scappare o piangere. Durante questa reazione, come apprendiamo nei corsi, siamo guidati dal pilota automatico del nostro organismo, e non riusciamo a decidere al meglio.

La mindfulness può aiutarci in questa situazione?

Sì. Portare la consapevolezza, insieme al respiro, a quello che stiamo vivendo in questo momento ci aiuta ad uscire dalla gabbia dell’ansia e riduce la sensazione di preoccupazione – urgenza che rovina le nostre giornate. Ovviamente, la mindfulness non è una soluzione magica e immediata, è necessario allenamento e continuità per ottenere i frutti migliori. Tuttavia, possiamo vedere come funziona e provarla.

Quando siamo nella situazione sopra descritta percepiamo le nostre sensazioni di malessere e gli eventi attorno a noi in modo avversivo, vorremmo cioè che sparissero. Con la mindfulness, iniziamo ad invertire la direzione della nostra consapevolezza e ad andare incontro a queste sensazioni senza che ci spaventino. È possibile che accada un miglioramento? Certo, anche se è un paradosso.

Portando l’attenzione al respiro non facciamo altro che concederci di ascoltare il nostro corpo. Ascoltare il respiro è di per sé rilassante e tende a diminuire l’attivazione ansiosa. Nel nostro corpo ci sono quelle sensazioni spiacevoli legate all’ansia, ma questa volta abbiamo dalla nostra parte un’attenzione gentile e compassionevole verso di noi, oltre al respiro che diventa un’ancora contro le tempeste della preoccupazione. Continuando ad ascoltarci iniziamo a comprendere che queste sensazioni non sono così terribili come inizialmente sembravano: abbiamo iniziato ad invertire il processo dell’avversione. Ciò che prima ci appariva spiacevole, ad uno sguardo attento diventa tollerabile e gestibile.

Iniziare la pratica

Guarda le ricerche che dimostrano l’efficacia della mindfulness nel trattamento dell’ansia e inizia a praticare la mindfulness con queste audio-guide.

Buona pratica di mindfulness!

Gianluca Ostuni
Gianluca Ostuni
Psicologo, Insegnante MBSR qualificato presso il Center for Mindfulness UMass (fondato da Jon Kabat-Zinn), Insegnante di Mindfulness Psicosomatica.

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