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Una lezione di mindfulness – Larry Schug
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La generosità è una qualità mindful

La generosità è una qualità mindful - Mindfulness Sardegna

Quando iniziamo una pratica di meditazione probabilmente abbiamo in mente alcuni obiettivi, fra cui non c’è quello di sviluppare la generosità. Vorremmo essere più in pace o più concentrati e questo è comprensibile perché partiamo da un modo di vivere focalizzato sul raggiungimento di qualcosa e non viviamo ancora nella modalità dell’essere.

Via via che la pratica diventa continua e la consapevolezza si rafforza, però, può accadere che gli obiettivi iniziali perdano di significato, perché noi siamo cambiando; d’altronde quale più grande cambiamento possiamo pensare di una diversa visione della vita? È proprio quello che può iniziare ad accadere se ritorniamo ad essere presenti.

Prendiamo ad esempio quello che sta accadendo con la pandemia. Sono mesi difficili e la pandemia sta contribuendo a diffondere insieme al virus emozioni di paura, isolamento, ansia e insicurezza.

 

Come tutte le crisi, questa nasconde anche delle opportunità. Stiamo infatti percependo di perdere molte cose: soldi, oggetti, relazioni, sicurezze, idee. Alcune perdite sono reali, altre sono soltanto immaginate dalla mente catastrofica.

 

Tutto ciò che stiamo perdendo sarebbe comunque stato perso, un giorno, quando lasceremo questo mondo. Ciò che sto indicando è che non c’è niente di nuovo nel cambiamento, nella trasformazione, nell’impermanenza, che non potremo fermare anche se lo viviamo dolorosamente.

La possibilità quindi è quella di comprendere che lasciar andare quello che è già andato via non è qualcosa di eccezionale, è qualcosa che ci aiuta ad allinearci a come la vita reale è. A cosa serve attaccarsi, cercare di trattenere qualcosa che ci sfuggirà comunque tra le dita?

Se possiamo comprendere ed accogliere che lasciar andare è naturale, che i nostri obiettivi spesso non sono poi così importanti, allora iniziamo ad essere meno egoisti, meno auto-centrati, mente avidi e meno aggressivi, e questo ci porta ad essere più empatici, più connessi agli altri e al mondo, più generosi e più amorevoli. Non era la pace e la felicità quella che cercavamo? Ecco che con un passo ci avviciniamo ad essa.

 

Il miracolo ordinario della generosità

 

La generosità è quindi insista nella pratica di mindfulness. Non richiede poteri speciali o chissà quali ricchezze, piuttosto si riferisce alla nostra innata capacità di offrire e offrirci agli altri. Non si tratta solo di donare qualcosa di materiale, possiamo donare tempo, presenza, pazienza, perdono. C’è una celebre una frase di Simon Weill che dice “L’attenzione è la forma più rara di generosità”; e questa frase ci porta subito nell’attenzione consapevole. Ecco allora alcuni spunti con cui la generosità influisce nella nostra vita consapevole.

 

Lasciare andare

 

Lasciamo andare l’attaccamento a cose e situazioni che ritenevamo importanti, lasciamo andare l’idea che il nostro tempo sia più importante di quello di altri, lasciamo andare i pensieri, le emozioni, le storie che ci raccontiamo, la visione di noi che riteniamo così definita. Tutto questo è generosità e ci apre ad una dimensione più vasta dove gli eventi che scompaiono possono essere restituiti allo sfondo da cui erano sorti: la coscienza, la mente.

 

Trasformazione

La generosità trasforma il nostro cuore, rendendolo più gioioso, più felice, meno arrabbiato, meno triste. Cambia i nostri pensieri, rendendoli più luminosi, positivi, creativi. Rilassa il corpo, lo rende più piacevole.

La generosità, perché faccia bene, ci deve far sentire più ricchi e non più poveri, più felici e non sfruttati. Altrimenti è meglio tenere per se stessi quel nutrimento che stavamo per offrire e fare un atto di generosità verso noi stessi, interrompendo la nostra compulsione a dare agli altri.

Soprattutto la generosità cambia il nostro senso di identità che da fisso e chiuso diventa malleabile e poroso, capace di scambiare i nutrienti con l’ambiente circostante perché sa: il mio bene e quello degli altri sono insieme.

 

Interdipendenza

 

Come esseri umani non possiamo sopravvivere senza gli altri, ma soprattutto non possiamo essere felici. Non esiste una persona che si senta isolata dagli altri e che si senta felice, mentre esistono persone che si sentono connesse e disponibili e che sono felici.

 

Coltivare generosità può davvero essere una cura per il nostro senso di isolamento e di sfiducia verso gli altri, perché attraverso la consapevolezza, basata sull’esperienza diretta, che aprendoci agli altri anche noi diveniamo felici, allora il nostro tentativo di barricarci dentro noi stessi si sfuma, fino a sciogliersi completamente. La nostra vera natura, che è interdipendente, inizia a scintillare oltre le nostre difese egoiche.

 

Pratica

 

Come con qualsiasi cosa pratichiamo, miglioriamo nel tempo. Le azioni generose hanno un impatto sui beneficiari, ma cambiano soprattutto la vita a chi si allena a praticarla. Proprio come appreso con la mindfulness, una intenzione reiterata potrà aiutarci a renderla una azione quotidiana e quindi rivoluzionare la nostra vita, perché non solo saremo più generosi, ma renderemo più felici noi e gli altri.

 

Puoi sollevare lo sguardo e sorridere…

 

Essere presente e attento…

 

Metterti in ascolto con pazienza…

 

Dare un abbraccio o una carezza…

 

Puoi regalare i tuoi oggetti…

 

Puoi accogliere chi ha bisogno di un rifugio…

 

Puoi donare le tue conoscenze…

 

Puoi osservare l’abbondanza della vita e condividerla con chi sta intorno a te.

 

 

La generosità, il viaggio per imparare a dare, è la prima delle sei paramita. Quando ci sentiamo inadeguati e indegni, accumuliamo cose. Abbiamo tanta paura — paura di perdere, paura di sentirci ancora più poveri di quanto già non siamo. L’avarizia è davvero triste. Potremmo guardarvi dentro e versare una lacrima per il nostro arraffare e tenerci strette le cose con così tanto timore. Tutto questo afferrare causa molta sofferenza. Vorremmo ottenere sollievo, ma invece rafforziamo l’antipatia, il senso di colpa e la sensazione di essere un caso disperato.


Le ragioni dell’aggressività e della paura iniziano ad autodistruggersi nel momento in cui superiamo la pochezza del rifiutarsi di dare. L’idea di base della generosità, quindi, è quella di esercitarsi a pensare più in grande, di fare a noi stessi un enorme favore e di smetterla di pensare al nostro interesse. Più sperimentiamo la ricchezza di fondo, più riusciamo a mollare la presa.


Questa ricchezza di fondo è disponibile in qualsiasi momento. La chiave sta nel rilassarsi: rilassarsi a osservare una nuvola nel cielo, rilassarsi alla vista di un uccellino con le ali grigie, rilassarsi al suono dello squillo del telefono. Possiamo osservare la semplicità nelle cose così come sono. Possiamo sentire gli odori, assaggiare i cibi, provare emozioni e ricordare. Quando siamo in grado di essere lì senza dire “Sono d’accordo con questo” o “Non sono per niente d’accordo con quello”, ma siamo nel qui e ora semplicemente e molto direttamente, è allora che troviamo ovunque la ricchezza di fondo. Non è nostra o loro ma è disponibile sempre per tutti. Nelle gocce di pioggia, nelle gocce di sangue, nell’angoscia e nella gioia, questa ricchezza è l’essenza di ogni cosa. È come il sole che splende su tutti senza discriminazione. È come uno specchio che riesce a riflettere qualsiasi cosa senza approvare o rifiutare.I


l viaggio della generosità ci mette in connessione con questa ricchezza, tenendola così tanto in considerazione da farci provare il desiderio di regalare tutto quel che la blocca. Regaliamo i nostri occhiali scuri, i nostri cappotti lunghi, i nostri cappucci, i nostri travestimenti. In breve, ci apriamo noi stessi e ci lasciamo toccare. Questo si chiama costruire la fiducia nella ricchezza che tutto penetra. A livello quotidiano, ordinario, lo viviamo come flessibilità e calore.

Donare qualcosa di concreto può aiutare le persone. Se c’è bisogno di cibo e siamo in grado di donarlo, lo facciamo. Se serve un tetto, o libri, o medicine, e siamo in grado di darli, lo facciamo. Per quanto possiamo, ci prendiamo cura di chi ne ha bisogno. Nonostante questo, la vera trasformazione avviene quando lasciamo perdere il nostro attaccamento e doniamo ciò che pensiamo di non poter donare. Quello che facciamo a livello esterno ha il potere di smontare schemi profondamente radicati di attaccamento a noi stessi.

Pema Chödrön

 

Gianluca Ostuni
Gianluca Ostuni
Psicologo, Insegnante MBSR qualificato presso il Center for Mindfulness UMass (fondato da Jon Kabat-Zinn), Insegnante di Mindfulness Psicosomatica.

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