Nessuna società occidentale della storia ha promosso lo sviluppo della consapevolezza di sé come elemento base della vita individuale e sociale, viceversa la maggior parte di esse la hanno inibita. Questo dato storico è alla base del blocco del sé che quasi tutte le persone vivono in modo più o meno forte, essendo generato e mantenuto da un blocco collettivo. Ma cos’è il sé? Qui intendiamo riferirci al sé psicosomatico, ovvero l’identità profonda di ogni essere umano in quanto organismo mente-corpo.
L’identità profonda consiste nel senso globale di unicità e individualità che la persona vive in modo implicito, al di là delle parole, della storia personale e dei propri condizionamenti. Esso quindi non è dovuto al sapere con il pensiero il proprio nome e cognome, quale lavoro si svolge o da quale famiglia si proviene, ma dal senso di esistere, di essere vivo. Gli organismi viventi si comportano infatti in modo olistico e armonico in ogni loro parte, essendo informati globalmente della loro appartenenza ad un unico essere. Le nostre gambe si muovono sapendo che sono due e non una, la mente si relaziona con il corpo, il nostro intestino reagisce alle nostre emozioni: questi sono effetti evidenti dell’essere una unità.
Il sé psicosomatico è la coscienza unitaria del sistema e consiste nel sapere chi sei in questo momento, proprio dove sei, nel corpo e nella mente in cui sei, e nel saperlo in modo non verbale, onnicomprensivo, consapevolmente. La consapevolezza di essere una unità unica e indivisibile può essere più o meno forte, più o meno evidente alla persona, che avrà quindi un senso di identità profonda più o meno stabile nel tempo, più o meno resiliente allo stress, più o meno espressa pienamente.
Se il sé è libero, armonico, espanso, la persona sente di vivere veramente la propria vita al di là delle condizioni, è spontaneamente felice senza il bisogno di persone od oggetti perché è in contatto con la bellezza della vita, è vitale e gode anche del semplice respirare, comprende intuitivamente l’ambiente ed è curioso, interessato, partecipativo, connesso con il contesto in cui si trova, sente il senso della sua vita. Da queste condizioni è possibile uno sviluppo del sé verso realizzazioni più profonde della sua natura.
La maggior parte delle persone, nella nostra società, non ricorda quasi più come può “essere se stessa”. Crede di essere se stessa, ma sta agendo automaticamente dei copioni cognitivi, emotivi e comportamentali, di cui ha scarsa comprensione.
Questo blocco del sé è collettivo (leggi questo post per comprendere cosa sono i blocchi psicosomatici collettivi) e comporta che le persone non riescono ad organizzare fluidamente la propria vita, seguire i propri valori e le proprie aspirazioni, percepire benessere in ogni momento. Esso è il blocco psicosomatico centrale, da cui in gran parte derivano gli altri. Se manca il senso unitario dell’organismo le diverse parti prendono il controllo e agiscono automatismi in modo disarmonico. Dal blocco del sé si generano tre blocchi psicosomatici:
Questo è lo stato interno di molte persone che si riflette chiaramente nella nostra società: miliardi di persone in grande povertà con pochissimi benestanti, guerre fra diverse etnie e stati ai fini economici, un’economia che sta portando alla distruzione l’ecosistema e all’estinzione di centinaia di specie, perdita del senso di umanità, violazione continua dei diritti umani. Viene da porsi una domanda: come può un uomo percepire il disastro collettivo e la schizofrenia dell’umanità se egli stesso non percepisce la sua unità e considera normale questa sua condizione?
Il blocco del sé consiste nell’inibizione e al limite la frammentazione della coscienza centrale che governa l’organismo e coordina le sue funzioni; può nascere da alcune condizioni che la persona vive:
In questo video il Dott. Nitamo Montecucco approfondisce questo tema, concentrandosi soprattutto sul blocco centrale del sé.
Il prossimo post sul tema approfondirà il blocco collettivo dell’inibizione del corpo.
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