Molto spesso ci troviamo a vivere sentimenti spiacevoli che vorremmo non avere: diciamo “In realtà sei stato tu a provocarmi!” o “Non è vero che mi sento in colpa”. Ma, in fondo a noi stessi, sappiamo che non è così. Cosa possiamo fare quindi con queste esperienze pesanti e difficili come la rabbia o il senso di colpa, con il nostro lato oscuro?
Un elemento chiave del vivere una vita mindful è quello di essere in grado di osservare i sentimenti ( il modo in cui sorgono, si svolgono e poi svaniscono ) e di imparare ad essere abbastanza obiettivi da permettere che questo processo avvenga in modo naturale. Tuttavia, quando si tratta di emozioni estreme, come odio o rabbia intensa, dobbiamo ancora essere così accomodanti? Possiamo davvero coltivare la compassione se facciamo spazio a queste emozioni distruttive?
La Mindfulness ci incoraggia a diventare meno giudicanti, e quindi siamo di fronte ad un dilemma. Se noi non giudichiamo negativamente sentimenti di odio, non potrebbero iniziare a crescere dentro di noi e cominciare a influenzare il nostro comportamento? E questo non ci renderà meno compassionevoli?
È importante trovare un equilibrio tra vivere rispettando i nostri valori fondamentali e riconoscere che nonostante i nostri sforzi non siamo immuni dallo sperimentare il lato più oscuro della nostra umanità. Persone, eventi e tragedie scatenano emozioni oscure dentro di noi; emozioni che probabilmente non vogliamo ammettere agli altri per paura del giudizio o dell’incomprensione. Ed è da qui che potremmo iniziare a vedere l’importanza di consentire lo spazio per tali esperienze.
I giudizi portano con sé, infatti, una negazione del nostro mondo interno e delle esperienze delle altre persone. Questo modo di essere non è in linea con una vita compassionevole. Per quanto terribile il nostro lato oscuro possa essere, è utile guardarlo con la stessa apertura e curiosità con cui ci rivolgiamo agli altri sentimenti. In questo modo si crea uno strano paradosso; osservando e ascoltando le nostre emozioni più buie, si arriva a conoscerle meglio, si arriva a comprendere che sono esperienze fugaci – arrivano e vanno via – che non abbiamo bisogno di trattenerle, respingerle o di reagirvi, e anche che non siamo i soli a viverle. Quindi siamo più in grado di diventare veramente compassionevoli per l’intero spettro dell’esperienza umana, piuttosto che semplicemente le parti belle e confortevoli. Se invece ci orientiamo verso il giudizio e la negazione, gli sforzi per modificare queste emozioni, non siamo in grado di comprenderle e vederle nella loro interezza, e diventiamo meno abili nel gestirle.
Vivere senza aver paura del nostro lato oscuro, e onesti circa la sua esistenza, ci può aiutare a vivere con maggiore presenza e autenticità. Possiamo darci la possibilità di vivere autenticamente? E facendo brillare la luce della consapevolezza sulle nostre oscurità si riduce il rischio di sviluppare quelle credenze e ideologie crudeli che possono crescere da quel buio, se lasciato incontrollato e ignorato.